RENDE «Pur avendo interloquito con tutti, da sinistra a destra, non sono una “persona di”: GenerAzione vuole soltanto contribuire a risolvere i problemi. Alcuni progetti non hanno colore: credete nella genuinità del nostro, non abbiamo bisogno di poltrone o pennacchi, lavoriamo e vogliamo vivere qui, anche pensando alle prossime generazioni». Emozione ma anche carisma nella prima uscita pubblica del candidato civico sostenuto dal Pd e dal blocco di Marcello Manna, benché l’unica paternità rivendicata dall’aspirante sindaco sia una e sola: «Mi chiamo Giovanni Bilotti e sono il figlio di Pino Bilotti», lo storico e amatissimo presidente dell’Unione ciechi, scomparso nel 2018. «Mio padre ha perso la vista a 25 anni, so bene cosa significa convivere con una disabilità».
«Dare risposta alle esigenze delle persone» è, non a caso, il primo punto del discorso di un professionista che ha applicato le sue competenze di ingegnere ai temi dell’accessibilità, forte di una lunga militanza nell’associazionismo. Nella Rende immaginata da Bilotti c’è «l’autonomia delle persone con disabilità sensoriali», non si potrà non parlare di Policlinico all’Unical – «le competenze non sono in capo al Comune – ma non dovranno per questo passare in secondo piano l’assistenza domiciliare integrata, la cura degli anziani e l’attenzione al disagio psichico». Il tema della sanità è toccato anche quando Bilotti parla della madre andata via dalla Calabria per curarsi e poi poter stare con la nipote. Di lì il passaggio dall’emigrazione sanitaria a quella giovanile e qualificata: «Come molti ragazzi formati qui e poi partiti, mia figlia Vittoria di due mesi e mezzo – aggiunge – non dovrà essere obbligata ad andare via dalla Calabria. Noi siamo in campo anche per questo, per un futuro dignitoso delle nuove generazioni».
Il candidato sindaco elenca poi le altre criticità, i servizi essenziali come il trasporto da potenziare, il randagismo e le buche, un centro storico sulla cui desertificazione non mancano a suo dire le colpe anche «delle ultime amministrazioni».
Altro tema caldo il Parco industriale da rilanciare per assicurare il migliore contesto operativo e logistico per le tante pmi del territorio, l’innovazione (“70 delle 260 start up calabresi si trovano nel nostro territorio, pensiamo di creare un primo incubatore certificato come a Catanzaro”) e alcune anomalie come quella che vede l’Unical non erogare servizi lunedì e martedì per ritardi e inefficienze dei collegamenti.
Nella saletta dell’hotel Europa si affacciano i consiglieri regionali dem Franco Iacucci e Mimmo Bevacqua. I punti programmatici lasciano spazio alle schermaglie partitiche più tipicamente da campagna elettorale: «No alla doppia morale – attacca Bilotti – bisogna essere o garantisti o giustizialisti, certo a luglio rischiamo di tornare al passato – chiosa – accennando alle «chiacchere sul vicesindaco» che circolano tra chi disegna scenari mossi da vicende giudiziarie nello schieramento principiano.
«Da noi però non arriverà nessun veto sulle persone come hanno fatto i 5 Stelle» attacca ancora Bilotti: il riferimento implicito è alle figure più vicine all’esperienza amministrativa di Manna, come Lisa Sorrentino – una delle candidate certe – che a margine della conferenza stampa dice «i 5 Stelle hanno un’ossessione, io di certo non rinnego, come hanno fatto altri che oggi troviamo nelle liste di Sandro Principe». Lo ribadisce al microfono il candidato sindaco: «Sono garantista ma vedo ex esponenti delle giunte Manna anche a sostegno di Principe. Il giudizio è sospeso perché tanto deciderà il popolo rendese, la vera sfida è battere l’astensionismo».
A proposito del rapporto col Pd, Bilotti sgombra il campo da dietrologie (“il numero di Pecoraro l’ho salvato il 27 marzo scorso, lo avevo conosciuto al mio matrimonio”) mentre sulla giovane età che molti gli imputano come sinonimo di inesperienza amministrativa rintuzza: «Francesco Principe è diventato sindaco a 34 anni, Sandro Principe a 31, perché lui ha potuto farlo e io che ne ho 32 non potrei? E soprattutto non dirò mai che Sandro è diventato sindaco perché figlio di…» (espediente retorico per dirlo, in realtà).
Infine un rapido riferimento a uno dei temi della prossima campagna elettorale: la città unica. Qui Bilotti parte con il vantaggio oggettivo di non dover giustificare posizioni pro o contro a differenza di molti dei partiti attualmente in campo. Non a caso ribadisce la propria distanza da logiche partitiche: «Noi rispettiamo la volontà popolare, i rendesi si sono espressi e noi ne saremo garanti. Il dato è che la dialettica politica ha fallito, il 70% si è astenuto, ora pensiamo a servizi e azioni condivise, a partire da Agenda urbana (qui la notizia) e da un’area che si estenda fino a nord, a Montalto Uffugo, abbracciando est e ovest e arrivando a sud fino a Mendicino». (e.furia@corrierecal.it)
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