MILANO Una grande opportunità nata da una mediazione fallita. Quella che avrebbe visto come protagonisti da una parte l’imprenditore romano Lorenzo Sbraccia (cl. ’67), dall’altra l’azienda G&G. In mezzo le “pressioni” esercitate dal gruppo costituito, di fatto, dal defunto ex superpoliziotto Carmine Gallo e l’ex collaboratore di giustizia di ‘ndrangheta stragista, Annunziatino Romeo. Le indagini della Procura di Milano nelle scorse ore hanno registrato una nuova svolta, con l’arresto di 9 persone. Oltre a Romeo e Sbraccia, in carcere sono finiti Pasquale (cl. ’65) e Francesco Barbaro (cl. ’60), Francesco Baldo (cl. ’66), Umberto Buccarelli (cl. ’76), Giuseppe Trimboli (cl. ’77) e Fulvio Cilisto (cl. ’71) mentre sono stati disposti i domiciliari per Samuele Calamucci.
Insomma, un’occasione da cogliere al volo pensando ai propri interessi. Al centro c’era sempre il cantiere di via Pini, gestito da G&G e sostanzialmente “fermato” dopo lo stop imposto dalla Fenice dell’imprenditore Sbraccia. Così tutti i soggetti coinvolti, da Carmine Gallo passando per il socio Calamucci, il vibonese Baldo e poi, tramite Buccarelli, anche i due Barbaro e Trimboli, avrebbero rivolto il loro interesse a soppiantare la G&G, ormai estromessa, con altre società che proprio il gruppo criminale facente capo a Romeo e ai Barbaro, «intendeva reperire e indicare a Fenice».
L’indagine degli inquirenti milanesi sarebbe riuscita a ricostruire almeno due incontri, captati in ambientale, «nei quali si delinea con chiarezza» lo scenario ipotizzato. Il primo incontro risalirebbe all’11 ottobre 2023: i protagonisti sono Giuseppe Trimboli, Pasquale Barbaro, Carmine Gallo e l’ex pentito Romeo, oltre ad un imprenditore loro amico. «L’hanno cacciato dal cantiere» racconta Romeo al gruppo, parlando di un ultimo pezzo «da smontare» riferendosi evidentemente ai ponteggi del cantiere. E, a questo punto, propone di “sostituire” la G&G con «’sti amici che ho». Presso lo stesso bar, un paio di giorni dopo, avverrà il secondo incontro. Oltre ai soliti Romeo e Gallo, questa volta i protagonisti sono Buccarelli e Calamucci. Per gli inquirenti il discorso affrontato è chiaro: l’obiettivo è sostituire la G&G nei lavori del cantiere attraverso l’imprenditore da loro scelto. Secondo Buccarelli «bisogna fare tutto in modo regolarissimo» mentre Romeo «mette tutto a disposizione»: squadre di operai, muratori, carpentieri. Insomma, «quello che vi serve basta che parlate!».
È in questa fase che, ricostruiscono gli inquirenti, sorge un problema legato ad alcuni macchinari che gli indagati chiamano «montacarichi o pompe» in modo generico, di proprietà di una società terza. Attrezzatura, a quanto pare, difficile da reperire e che pare indispensabile per il prosieguo dei lavori. Questa società, però, pare fosse vincolata da un contratto con la G&G, estromettendola a catena e con la «conseguente perdita dei macchinari che gli indagati, a quanto pare, faticano a procurarsi altrove», annotano gli inquirenti. L’obiettivo primario, quindi, diventa quello di “convincere” la società a stipulare ex novo un contratto direttamente con Fenice, in modo da lasciare i macchinari in cantiere, a disposizione delle società che subentreranno. Un incarico lasciato, dunque, all’ex pentito Romeo che, dopo il primo rifiuto, passerà alle minacce più esplicite.
Si presenta al telefono come Marco Romeo, parla con toni pacati e amichevoli, andando però subito al dunque in modo «incalzante e assertivo» annotano gli inquirenti e, per rendere chiaro al suo interlocutore, senza possibilità di equivoci, che si tratta di una minaccia più che di una richiesta, inserisce, in entrambe le conversazioni, «elementi inequivocabilmente ricollegabili alla forza di intimidazione propria della criminalità organizzata di tipo mafioso», proponendogli un faccia a faccia con l’imprenditore della G&G. E, per chiarire meglio il concetto, nella conversazione parla di “famiglia” come «organo di potere che sta a monte della gestione della intera vicenda», e davanti al quale l’interlocutore sarà chiamato a rispondere. «(…) quella è gestione nostra, gestione mia e della mia famiglia…».
Ma c’è un passaggio ancora più significativo secondo gli inquirenti: durante la telefonata, infatti, Romeo promette all’interlocutore di «vederlo in faccia», e così effettivamente avverrà qualche giorno dopo. È il 23 ottobre 2023 quando Romeo passa a prendere Gallo e i due, insieme, si recano a Cologno Monzese. Quella mattina però l’imprenditore non è in sede, ma quello che effettivamente sarebbe avvenuto gli inquirenti lo capiscono da due conversazioni successive. Nella prima lo stesso Romeo, parlando con Baldo, racconta di aver avuto una sfuriata con l’imprenditore al quale, molto energicamente, avrebbe detto, riferendosi all’impalcatura da smontare: «Se li vuoi lasciare lasciali, se non li vuoi lasciare vatteli a smontare e portateli a casa sani e salvi! Se non te li vuoi smontare, domani mattina vedi che vanno con i flessibili e te li smontano e te li buttano in strada!». La seconda, invece, avviene tra l’imprenditore finito nel mirino del gruppo e il titolare della G&G. «Devo smontare entro domani sennò tirano giù loro le macchine e vengono a prendere me e mia sorella», confessa in quello che gli inquirenti definiscono uno sfogo. Una minaccia comprensiva quella di danneggiamento dei suoi macchinari e di violenza nei confronti suoi e di sua sorella che l’imprenditore coglie al volo: il giorno dopo, infatti, obbedendo a Romeo si precipita a smontare tutta la sua attrezzatura. (g.curcio@corrierecal.it)
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