COSENZA Stare lì a cercare di dare un senso alle strategie gestionali dei membri della società del Cosenza calcio, rischia di mandare al manicomio anche il più attrezzato tra gli esseri umani presenti sulla terra. Analizzare dettagliatamente quanto prodotto quest’anno dal patron Eugenio Guarascio, in collaborazione con l’amministratore unico del club Rita Rachele Scalise e chissà chi altro, richiederebbe una prova di intelligenza superiore alla media, roba da premio Nobel per la Fisica.
In questo articolo ci limiteremo, quindi, a riportare soltanto le incongruenze e le più recenti vicende che hanno spinto la proprietà rossoblù, immaginiamo dopo una lunga riflessione, a optare per un ricorso al Tar del Lazio (il verdetto arriverà il prossimo 22 aprile) contro la penalizzazione di 4 punti in classifica che dalla scorsa estate sta condizionando negativamente il cammino della squadra guidata da Massimiliano Alvini nel campionato di serie B.
Nei mesi scorsi la Giustizia sportiva, in più gradi, ha bocciato categoricamente le contestazione del Cosenza calcio che, per giustificare i mancati versamenti delle ritenute Irpef e dei contributi Inps della scorsa stagione, ha scaricato ogni responsabilità sulla rappresentante legale pro tempore dell’epoca Roberta Anania. Che, spiegato in parole ancora più semplici, è un po’ come ricorrere contro se stessi. Ovvie, dunque, le ragioni del respingimento dei ricorsi effettuati, l’ultimo in ordine di tempo è quello del Collegio di Garanzia dello Sport del Coni che nelle sue motivazioni ha parlato chiaramente di mancati controlli, decisioni errate e comportamenti dolosi con responsabilità evidenti della società silana.
Basterebbe questo, dunque, a metterci una volta per tutte una pietra sopra, ma il Cosenza calcio, si sa, è testardo, deciso più che mai a non arrendersi. E così, a quanto pare, se dopo Pasqua il Tar confermerà i 4 punti di penalizzazione, non è escluso che si vada avanti a testa bassa fino al Consiglio di Stato.
Insomma, un accanimento terapeutico per un – dispiace dirlo – malato terminale che, se può essere umanamente comprensibile, un po’ fa a pugni con il percorso scelto, con costanza e lucidità, da Guarascio e soci/a in questa funesta annata di calcio cosentino.
Se da una parte, infatti, si sta facendo di tutto per salvare ciò che non appare più salvabile con un ricorso al Tar, dall’altra non si spiegano le scelte – contraddittorie – effettuate fino a qui: dall’ingiustificata rivoluzione tecnica della scorsa estate, fino ad arrivare alla campagna acquisti invernale priva di investimenti di spessore (mentre la squadra già navigava in acque agitatissime), e poi ancora i prezzi dei biglietti, in special modo dei settori popolari, aumentati a dismisura (non approfondiamo la questione derby per buonsenso) come uno sfregio nei confronti della tifoseria, e le varie iniziative ed esternazioni pubbliche che col tempo hanno allontanato sempre di più gli appassionati dallo stadio e da una squadra che avrebbe avuto bisogno del massimo supporto per compiere la sua impresa impossibile.
Ovviamente, tutto questo il club rossoblù lo ha attuato e continua ad attuarlo con convinzione, senza riconoscere gli sbagli decisivi commessi, senza fornire indicazioni sui conti in rosso, sulle trattative, finte o reali, in corso con nuovi acquirenti e sul futuro che verrà. Appurato che stavolta l’amica fortuna ha deciso di guardare altrove e che il miracolo sportivo non si ripeterà, il Cosenza calcio si gioca la carta del Tar del Lazio, come se questa bastasse a rimettere in piedi le macerie.
Intanto, prima della sentenza del 22 aprile, ci sarà da affrontare la quintultima partita di campionato sul campo dello Spezia, squadra nettamente superiore ai Lupi che vuol tenersi stretto il terzo posto in classifica e non ha nessuna intenzione di regalare punti. Bisogna ricordare che, anche senza penalizzazione, oggi il Cosenza sarebbe comunque ultimo in classifica, a quattro punti dalla zona playout.(fra.vel.)
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