LAMEZIA TERME «Sono a conoscenza di quattro omicidi a cui ho partecipato». È il 6 marzo 2025. Con questa prima dichiarazione resa ai pm della Procura di Catanzaro, Andrea Guarnieri (cl. ’94) ha deciso di saltare il fosso e avviare il percorso di collaborazione con la giustizia, nominando Annalisa Pisano del Foro di Catanzaro come avvocato. La notizia è stata resa nota nel corso dell’ultima udienza del processo bis “Jonny”, poco prima della sentenza, con il pg che ha chiesto la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale per l’acquisizione delle dichiarazioni rese, con udienza rinviata al prossimo 5 maggio.
«Sono stato partecipe dell’associazione di ‘ndrangheta di Roccelletta, di cui conosco i ruoli dei sodali. So di qualche estorsione di spaccio di droga e di armi», ha proseguito. Andrea Guarnieri, come emerso dalla stessa inchiesta “Jonny”, è considerato uno dei partecipi della cosca di ‘ndrangheta dei Catarisano, con epicentro nel territorio di Roccelletta di Borgia, sotto l’influenza dei locali di ‘ndrangheta di Cutro e Isola Capo Rizzuto. Avrebbe inoltre «agevolato il programma criminale del gruppo», assicurando il suo apporto logistico e funzionale ai vertici del sodalizio «Francesco Gualtieri e Salvatore Abbruzzo, anche nei rapporti con le altre organizzazioni mafiose», veicolando «le “ambasciate” tra i sodali e garantendo un capillare controllo del territorio della cosca».
Guarnieri ha raccontato ciò che sa in merito a quattro omicidi che, in questa fase, sono stati omissati ma inchioda Sandro Ielapi, che collabora con la giustizia dall’estate scorsa (QUI LA NOTIZIA) ma anche Salvatore Abbruzzo e Massimo Citraro. In merito al primo «la vittima non la conoscevo» spiega il 31enne, «Un pomeriggio ero al Camping Cammello Grigio, dove lavoravo in nero, e qui c’era Salvatore Abbruzzo che mi diceva che il pomeriggio sarei dovuto andare da una parte. Alla mia domanda “dove dovessi recarmi” mi ha guardato in malo modo, infastidito perché non avrei dovuto fargli quella domanda…». Guarnieri racconta che, più tardi, passò a prenderlo «Pietro Abbruzzo che mi portò a Girifalco da Sandro Ielapi che conobbi in quella occasione, era già armato di una mitraglietta (…) il motorino lo rubammo davanti ad un tabacchino di Soverato mentre l’ordine doveva darcelo Vincenzo Tolone». E ancora: «Al suo segnale, io e lelapi ci mettemmo in moto… mi fermai appena me lo disse lelapi e questi scese dalla moto e subito dopo sentii sparare». «Dopo, nei pressi di una benzina o vicino un supermercato mi fece fermare e lì lelapi scese. All’altezza di una rotatoria c’era una stradina e qui vidi Massimo Citraro che mi aspettava e qui bruciò la moto…». «Catarisano mi disse di non dire niente a nessuno di ciò che era stato fatto altrimenti mi avrebbero ucciso e che dovevo fare come loro mi dicevano».
Guarnieri ai pm racconta poi i dettagli di un secondo omicidio. «(…) ricordo che eravamo io e lelapi, aspettavamo su un terreno il segnale di Vincenzo Tolone Vincenzo e nell’attesa lelapi quasi si sparò addosso, ad un piede perché partì un colpo… poi Tolone ci diede il segnale a suon di clacson perché (…) sarebbe andato in una sala giochi o circoletto… Ielapi è entrato e ho sentito i colpi di pistola. Una volta tornato scappammo prendendo la strada che passava nei pressi di una benzina. lelapi mi fece segno di tenermi lontano dalle telecamera della benzina sull’altra corsia ed entrammo in una strada sterrata…». Questi due omicidi, secondo il racconto di Guarnieri, sono avvenuti nel 2013 a distanza di pochi mesi uno dall’altro, «io avevo 19 anni». Ai pm, poi, racconta i dettagli di un terzo omicidio. Anche in questo caso il gruppo avrebbe rubato una moto, poi caricato su un Doblò «e portata casa di Pietro Abbruzzo». «(…) io ero ad aspettare con la moto fuori strada ove c’è un casolare distrutto e abbandonato». Poi i dettagli dell’agguato. «Pietro Abbruzzo e lelapi erano nella macchina per controllare l’arrivo della vittima, l’hanno visto, mi hanno fatto uno squillo su un telefono dedicato, sono partito con la moto. Poi ho recuperato lelapi e siamo andati…». Guarnieri racconta che la vittima «ha iniziato a scappare», così «lelapi lo ha raggiunto e lo ha sparato, ma io non ho visto la scena. Una volta tornato sulla moto scappammo».
Nel caso del quarto omicidio, invece, il mezzo utilizzato sarebbe stato una Panda rubata a Montepaone. «Dopo il furto, forse il giorno dopo, l’auto è stata pulita dalle impronte». L’omicidio di (…) dovevano farlo altri, lelapi e Tolone, ma alla fine Salvatore Abbruzzo si è infastidito per la perdita di tempo perché veniva rimandato, ed ha mandato me e (…). Abbiamo aspettato ad una benzina a Germaneto, poi ci siamo aspettati e abbiamo visto la sua macchina alla benzina e siamo tornati indietro». Qui il sodale di Guarnieri avrebbe sparato la vittima per poi scappare entrambi a bordo della Panda. «Ad aspettarci c’erano Pietro Abbruzzo e Massimo Citraro che aveva portato del liquido, penso benzina, ed ha dato fuoco alla macchina dove all’interno c’era l’arma buttata». (g.curcio@corrierecal.it)
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