COSENZA A dicembre 2024 si era chiuso il primo capitolo del processo alla ‘ndrangheta cosentina scaturito dall’inchiesta denominata “Reset“. Al termine del procedimento celebrato con il rito abbreviato, il gup Fabiana Giacchetti aveva deciso la condanna a dieci secoli di pena di 82 imputati, disponendo anche 37 assoluzioni. Nell’aula bunker di Castrovillari, alla sbarra, vi erano i presunti membri di una associazione di tipo ‘ndranghetistico, finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. A capo del presunto sindacato della mala bruzia ci sarebbe «Francesco Patitucci», per il boss – oggi al 41 bis – la condanna inflitta in primo grado è stata di 20 anni.
Secondo l’accusa, sarebbe «l‘autorevole ed indiscusso riferimento per tutti gli associati alla confederazione di ‘ndrangheta operante nella città e nell’hinterland cosentino, avendo assunto nel tempo le doti di ‘ndrangheta più elevate e corrispondenti a quella di “capo società”». Una figura cardine e capace di fare da collante tra i vari gruppi, da mediatore nelle questioni più spinose e pronto a delegare quando necessario al suo «delfino», Roberto Porcaro. Anche per l’ex collaboratore di giustizia la pena è stata pesante: 20 anni. Stessa condanna emessa anche nei confronti di alcuni membri del clan degli “Zingari” meglio conosciuti come “Banana“. Si tratta di Antonio Abbruzzese (classe 1984), Luigi Abbruzzese, Marco Abbruzzese e Andrea Greco detto “U Tupinaru”.
Questa mattina, l’aula bunker di Castrovillari ha ospitato una delle ultime udienze prima della chiusura della fase dibattimentale del processo ordinario di primo grado, prevista il prossimo 8 maggio 2025. La presidente del Collegio giudicante Carmen Ciarcia, in aula, ha reso pubbliche le date dei prossimi step giudiziari: la requisitoria dei pm della Dda di Catanzaro (dal 20 al 26 maggio) e le arringhe degli avvocati del Collegio difensivo (dal 27 maggio al 13 giugno). La sentenza, invece, è prevista per l’estate: a luglio 2025 il verdetto verrà pronunciato per tutti gli imputati. (f.b.)
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