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I contatti coi pentiti, i Servizi e il report per l’avvocato: l’omicidio Mormile e le «ingerenze di Gallo» nella difesa di Pace

L’avvocato Repici aveva chiesto la «necessaria rinnovazione istruttoria» dopo i dettagli emersi dall’inchiesta su “Equalize”

Pubblicato il: 18/04/2025 – 6:24
di Giorgio Curcio
I contatti coi pentiti, i Servizi e il report per l’avvocato: l’omicidio Mormile e le «ingerenze di Gallo» nella difesa di Pace

MILANO Fare luce sui presunti rapporti tra l’imputato Salvatore Pace e l’ex superpoliziotto, il defunto Carmine Gallo, indagato nell’inchiesta sul presunto dossieraggio della “Equalize” oltre che per il presunto accesso abusivo a sistemi informatici e rivelazioni di segreti d’ufficio, «facendo leva su “sopravvenienze” di natura probatoria». Un tentativo arrivato in extremis – accolto anche dalla difesa dell’imputato calabrese – che però non è servito a far quanto meno rimandare la sentenza. Quella che ha assolto, ribaltando il verdetto di primo grado, il collaboratore di giustizia calabrese nel processo sull’omicidio di Umberto Mormile, ucciso per ordine della ‘ndrangheta il 13 aprile 1990. Obiettivo dell’avvocato di parte civile – Fabio Repici per la famiglia Mormile – accertare l’eventuale ingerenza del sostituto commissario Carmine Gallo «nella difesa processuale dell’imputato Pace» e se ciò derivi dai legami dello stesso Gallo con esponenti dei servizi segreti.

L’interrogatorio

«L’omicidio Mormile l’ho trattato in “Wall Street” e “Countdown” ed erano stati condannati mandanti ed esecutori (…) in quel contesto all’epoca c’era un dare e avere (…) gli uomini legati a Salvatore Pace avrebbero dato la motocicletta che poi i due killer hanno utilizzato (…) che poi viene fuori durante il processo che la motocicletta non è stata più quella… tutti hanno collaborato, tutti».
È stato proprio l’ex superpoliziotto Carmine Gallo – morto circa un mese fa mentre si trovava ai domiciliari – a raccontare ai pm circostanze che, facendo un tuffo nel passato (a tratti neanche troppo lontano), riportano all’omicidio dell’educatore del carcere di Milano-Opera. Nel corso dell’interrogatorio, infatti, era stato contestato a Gallo il presunto aiuto fornito a Salvatore Pace con il quale, racconta l’ex superpoliziotto, «avevo rapporti strettissimi, ci sentivamo quasi tutti i giorni». Dal 1994, infatti, l’imputato calabrese aveva scelto di collaborare con la giustizia «l’abbiamo convinto con il dottor Spataro, ho seguito tutte sue (…) l’ho assistito». Nell’interrogatorio Gallo afferma di aver “aiutato” Pace dopo essere stato chiamato in causa nel nuovo processo. «Trent’anni dopo il fratello di Mormile fa una querela e riaprono il procedimento. Viene preso un vecchio interrogatorio di Pace del 2019 dove lui, non so per quale ragione, dice: “Si, io ero consapevole che dovevano uccidere Mormile”. A quel punto gli danno il concorso morale nell’omicidio, ecco tutto».

corte d'appello milano

L’aiuto di Gallo per Verdoliva

Ma c’è di più. Nel corso dell’interrogatorio, l’ex superpoliziotto aveva anche raccontato di aver aiutato l’avvocato Verdoliva, tra gli indagati nell’inchiesta sul “sistema Equalize” e i dossieraggi. «(…) ho fatto la cronistoria dell’omicidio Mormile, come è avvenuto, i pentiti chi erano (…) perché può anche la mente storica manca in tutto questo. Io ho ripreso un po’ le vecchie dichiarazioni, ho ripreso un po’ tutto e gli ho fatto una relazione…». «Ho aiutato il difensore». È proprio su questo aspetto che aveva puntato l’avvocato Repici. «(…) Verdoliva è stato nominato quale difensore di fiducia dall’imputato Pace qualche giorno dopo la notifica a quest’ultimo dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, a maggio 2022» annota nella memoria difensiva l’avvocato e «in quel momento Pace era a contatto con Gallo per ragioni oggetto delle investigazioni». È, osserva l’avvocato, «in questo torno di tempo che Pace, con ogni probabilità su induzione del sostituto commissario Gallo, nomina per la prima volta quale proprio difensore Salvatore Verdoliva».

I contatti di Gallo coi pentiti

Il punto cruciale contestato dall’avvocato Repici è che «Carmine Gallo era l’ufficiale di polizia giudiziaria che collaborò con la Procura della Repubblica di Milano negli anni ‘90 per la gestione di innumerevoli collaboratori di giustizia, compresi quelli che hanno riferito sull’omicidio Mormile nel modo, molto peggio che ambiguo, che è stato stigmatizzato dalla sentenza di primo grado». E ancora: «Nell’atto cli appello avverso tale sentenza l’avvocato Verdoliva, coindagato con Carmine Gallo, ha invocato l’inutilizzabilità delle dichiarazioni rese da Pace nel 2019 e l’utilizzazione delle sole dichiarazioni dall’imputato rilasciate proprio all’epoca in cui Gallo era protagonista delle indagini della Procura di Milano in materia di criminalità organizzata», annota nella memoria difensiva l’avvocato Repici.

Carmine Gallo superpoliziotto ndrangheta dossieraggio

La «rinnovazione istruttoria» negata

E, a proposito di Gallo, c’è un altro aspetto sottolineato dal difensore, legato questa volta alle dichiarazioni di Antonino Cuzzola nel suo interrogatorio dell’11 marzo 2019. «(…) ci sono state tutte quelle scarcerazioni a Nord-Sud in appello, una massa di scarcerazioni che hanno fatto accordi coi Papalia e Ciccio Barbaro per liberare la Sgarella, tutti questi accordi li ha fatti pure quello che lavora qua in Tribunale, Gallo (…) quello che veniva nella gabbia a parlare e stava ore e ore con Antonio Papalia è Gallo…». Repici aveva quindi contestato il “plateale conflitto d’interessi”, ma non solo: aveva anche richiesto la «necessaria rinnovazione istruttoria» alla luce delle indagini in corso su Gallo e il difensore dell’imputato e «la rinnovazione istruttoria quanto meno per l’esame del tenente colonnello David Pirrera».

I (pochi) spiragli

Gallo è deceduto poco più di un mese fa, Pace è stato assolto in Appello. Restano le motivazioni, gli atti acquisiti e la possibilità paventata dai giudici: «se dalle investigazioni attualmente in corso – scrivono nelle motivazioni – dovessero emergere indizi di reità» e che l’omicidio dell’educatore Mormile fu voluto non solo dai mandanti già condannati ma da sinergiche volontà criminose di segmenti deviati degli apparati statuali oltre che dall’intero “consorzio mafioso”, «la competente Autorità Inquirente non mancherà di procedere nei confronti dei responsabili, se identificati o identificabili». (g.curcio@corrierecal.it)

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