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Il presunto affiliato Isis fermato in Calabria, l’incontro in un bar di Cosenza. «Faceva proselitismo»

Un colloquio «significativo». Le chat su Telegram con video «cruenti» di esecuzioni e preparazione di ordigni artigianali

Pubblicato il: 18/04/2025 – 20:05
Il presunto affiliato Isis fermato in Calabria, l’incontro in un bar di Cosenza. «Faceva proselitismo»

COSENZA Una «distorta visione» della religione musulmana avrebbe caratterizzato l’agire di Halmi Ben Mahmoud Mselmi, tunisino di 28 anni, residente nella città dei bruzi: fermato questa mattina al termine di un blitz concluso dagli uomini delle Digos di Catanzaro e Cosenza sotto il coordinamento della procura Catanzarese. Il giovane, secondo l’accusa, avrebbe avviato una attività di indottrinamento e «inculcato l’ideologia del terrore» evidenziando l’esigenza di prendere «misure opportune contro gli infedeli e gli apostati». Sono diversi i messaggi, anche via social, lasciati dall’indagato e che l’accusa riconduce al tipo di attività contestata.
Il 4 settembre 2024, vengono segnalate operazioni «di auto addestramento, attraverso download da internet di un manuale, in lingua araba, intitolato “come uccidere”» ed ancora «video e foto cruente». Non solo, chi indaga acquisisce sulla piattaforma Telegram, file «da parte di terzi non identificati, di documentazione avente per oggetto metodo di preparazione dei gruppi combattenti per agire come unità di banda, nel quale è illustrata la organizzazione delle unità di guerriglia contro le forze governative».

L’incontro a Cosenza

Il 28enne, residente nella città dei bruzi, incontra un altro soggetto il 20 aprile 2024. I due si ritrovano in un bar a Cosenza e chi indaga capta un colloquio ritenuto «particolarmente significativo». Mselmi «faceva proselitismo» rendendo edotto l’interlocutore sul tema del martirio, «sottolineando che chi muore come martire nel nome di Allah sarebbe andato in paradiso senza essere giudicato nel “Giudizio della tomba” (secondo l’Islam quando un uomo muore, il primo giudizio avviene nella tomba ed in base a ciò che ha fatto in vita potrebbe subire delle punizioni)». Il racconto del 28enne prosegue e l’attenzione viene rivolta all’importanza del martire, «chi muore nel nome di Allah spera di tornare in vita per morire di nuovo, anche se muore dieci volte si augura di morire altre dieci volte, spera di tornare in vita e morire e poi spera di nuovo di tornare in vita per morire ancora..».
Nel concludere l’attività, l’indagato avrebbe cercato di «persuadere il suo interlocutore, sottolineando gli aspetti positivi del martirio ed il fatto che questo rechi una condizione di felicità e benessere per il musulmano che lo mette in atto».

«Morted»

Mselmi parla anche di «Morted» svelando, questa la posizione dell’accusa, la sua assoluta intransigenza. «Parlo di chi avrebbe potuto e non lo ha fatto (…) invece di nominare i suoi fratelli monoteisti sta al fianco degli apostati (Mortaddin), li aiuta ed invia loro milioni. I Morted devono essere ignorati ed i suoi legami devono essere tagliati anche se è il parente più vicino». Non solo le conversazioni, di rilevante importanza ai fini investigativi vengono annotati anche alcuni download di foto e video.
In una chat Telegram invece, gli investigatori intercettano una foto che riprodurrebbe «i componenti di un ordigno artigianale» poi associata ad uno scatto del 18 novembre 2015 e pubblicato dalla rivista online dell’Isis, Dabiq, «per rivendicare l’attentato terroristico del 31 ottobre 2015 quando l’aeromobile airbus A321 della Metrojet, compagnia aerea russa, partito da Sharm el Sheikh e diretto a San Pietroburgo, veniva fatto precipitare dall’esplosione di una bomba, posizionata nella stiva, sulla Penisola del Sinai». Un altro file, viene ritenuto illuminante in relazione all’attività investigativa condotta, è un video «scaricato dalla piattaforma “Telegram”, nel quale si ritrae un membro jihadista dello Stato Islamico intento ad illustrare la realizzazione di un piccolo veicolo radiocomandato, recante un ordigno esplosivo, da utilizzare contro i mezzi corazzati degli sciiti». Infine, sempre sull’app di Telegram, l’indagato avrebbe scaricato un video «particolarmente cruento» relativo all’attacco terroristico avvenuto all’interno del teatro “Crocus City Hall” di Krasnogorsk (Mosca), «in versione integrale e che mostra le azioni disumane compiute dai terroristi. L’attentato ha causato la morte di 145 persone ed il ferimento di altre 551 ed è stato rivendicato dall’IS-KP, ramo regionale dello stato islamico». (f.b.)

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