REGGIO CALABRIA L’agenda delle prossime settimane al Consiglio regionale segna giusto un paio di sedute di Commissione ma dopo il “ponte” del 25 aprile, non è escluso che prima di quella data sia convocata una Conferenza dei capigruppo ma l’impressione complessiva è che la politica calabrese si accinga a mettere in stand by l’attività istituzionale, considerando che ormai si va verso la campagna elettorale per le Amministrative della fine di maggio, elezioni che sono al tempo stesso uno “stress test” e un “crocevia”. In ogni caso è un appuntamento, quello elettorale, destinato a catalizzare l’attenzione dei partiti, per quanto il significato di questo voto sia parziale molto parziale è evidente che ne deriverà più di un’indicazione anche per il futuro. Il tutto come è intuibile si rifletterà sul piano istituzionale: è probabile che ci sia una seduta del Consiglio regionale entro la prima settimana di maggio ma poi verosimilmente ci sarà uno stop per evitare interferenze con le Comunali. Si vedrà, m questa lettura è suffragata anche dal fatto che i “dossier” per quanto riguarda la politica, e in particolare la maggioranza, sembrano ora di ordinaria amministrazione.
Archiviata la seduta monotematica sulla sanità, con l’intervento-informativa-replica del presidente della Regione Roberto Occhiuto nella duplice veste di commissario per il settore e per l’emergenza ospedaliera, la maggioranza di centrodestra infatti al momento sembra abbia definito le proprie esigenze anche sul piano delle autoriforme, con il via libera all’introduzione del consigliere supplente e l’archiviazione del tetto al numero degli assessori esterni, che poco garbava a Occhiuto e anche ai vertici dei partiti dello schieramento. «Partita sostanzialmente chiusa», spiega una fonte della maggioranza per quanto riguarda la rivisitazione dello Statuto e della legge elettorale, nel senso che potrebbe esserci spazio giusto per qualche “aggiustatina” che non cambia gli impianti delle due architravi degli assetti istituzionali e politici della Regione. Da ormai un paio di anni invece il Pd, soprattutto, vorrebbe che si parlasse si novità sostanziali come la possibilità di introdurre il disgiunto o abbassare la soglia di sbarramento elettorale ma dal centrodestra non arrivano assolutamente mani tese sotto questo aspetto, anzi c’è già un muro che appare invalicabile. E allora la navigazione del Consiglio regionale dovrebbe procedere in futuro su un crinale abbastanza di routine. Certo, un po’ dipenderà anche dall’esito di queste Amministrative, che vedono il centrodestra e il centrosinistra giocare una partita allo specchio, al netto delle peculiarità di un voto che ha comunque dinamiche che sfuggono a catalogazioni precise di schieramento. Però a esempi il centrodestra ha la necessità di piazzare finalmente qualche casella in una grande città o di confermarla in quelle realtà che finora ha amministrato, come Lamezia Terme, che invece al centrosinistra interessa per il motivo opposto, cioè la possibilità di completare la filiera a guida progressista che già governa in quattro capoluoghi su cinque. A sua volta il centrodestra vuole partire proprio da Lamezia per invertire il trend e iniziare a erodere quella filiera in vista delle future tornate – nel 2026 ci saranno altre Amministrative importanti e verosimilmente pure le Regionali – e viceversa il centrosinistra vuole conquistare Lamezia come buon viatico per le future tornate. Ecco perché – in estrema sintesi – fine maggio (o giugno per eventuali ballottaggi) sarà uno stress test, uno spartiacque e un crocevia. (c. a.)
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