LOCRI Non c’è pace per il cimitero di Locri, la gestione dei lavori di ristrutturazione, riqualificazione e ampliamento è al centro di accertamenti da parte della Procura di Locri. Nei giorni scorsi sono stati acquisito dei documenti presso gli uffici comunali. Questo il motivo della presenza di militari della Sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza presso gli uffici dei settori dei Lavori pubblici e Urbanistica.
Accertamenti disposti a seguito dell’esposto-denuncia presentato alla procura dai gruppi consiliari di opposizione “Consenso civico per Locri” e “Storia e progresso”, rappresentati da Raffaele Sainato, Ugo Passafaro ed Eliseo Sorbara. Alla base c’è la richiesta di chiarezza sui lavori affidati alla Società cooperativa messinese Caes e, in particolare, rispetto alla procedura post gara che, secondo i consiglieri di opposizione è «illegittima e viziata da diversi atti illegittimi». «E’ stata firmata e modificata una convenzione prima ancora dell’approvazione del progetto definitivo e sono stati modificati degli articoli che non potevano essere modificati in quanto in gara era stata depositata una convenzione completamente diversa», afferma Raffaele Sainato.
«Mi sembra che sia normale che a seguito di un esposto la procura faccia gli accertamenti», spiega il sindaco di Locri Giuseppe Fontana raggiunto dal Corriere della Calabria. «Oggi – aggiunge rispetto all’attuale situazione del cimitero – ci sono delle regole, oggi ci sono dei servizi che vengono resi, oggi tutti i cittadini sono messi nelle stesse condizioni, è iniziato un percorso e spero che dagli accertamenti possa emergere questo».
Quando il progetto di ristrutturazione, riqualificazione ed ampliamento venne presentato alla stampa nel settembre 2022, l’allora sindaco Giovanni Calabrese precisò: «La procedura che stiamo seguendo è regolare. Vogliamo ripristinare la normalità che manca da 40 anni».
Il riferimento è ben preciso. Quella del cimitero di Locri è infatti una storia che si intreccia con accertati interessi mafiosi. Per decenni il cimitero cittadino è stato sotto l’egemonia dei clan. Nell’agosto 2019 l’inchiesta “Riscatto” della Dda di Reggio Calabria aveva permesso di ricostruire l’operatività di gruppi criminali riconducibili alla cosca Cordì per estorsioni e per il monopolio sul cimitero locrese. Un’inchiesta che ha portato alla condanna in primo grado di 9 persone da parte del Tribunale di Locri. Dall’organizzazione dei funerali alla vendita dei fiori, passando per le attività edili sulle tombe fino al trasporto dei defunti: secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli indagati avrebbero gestito con modalità illecite tutte le attività legate ai servizi funebri del cimitero locrese.
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