LAMEZIA TERME Un settore da circa 4 miliardi di euro solo in Calabria. Il bieco cinismo di chi sfrutta una vera e propria malattia per il gioco d’azzardo, portando alla rovina persone e famiglie intere per il puro guadagno. Gli ultimi dati restituiscono un quadro allarmante: una raccolta pro capite tra i calabresi di circa 2800 euro a testa, un trend in crescita con l’aumento di soldi spesi nel 2023 e un’attività di contrasto e sensibilizzazione che non sembra essere ancora sufficiente. A tutto ciò si aggiunge il giro d’affari illecito, in mano alle mafie che ne detengono il monopolio, che in Italia arriva fino a 37 miliardi di euro. Un terreno fertile soprattutto per la ‘ndrangheta tra circuiti illegali, scommesse clandestine e la rete delle slot machine.
A svelare i tentacoli della malavita calabrese nel “gambling” è stata l’inchiesta Black Monkey, coordinata dalla Dda di Bologna e dalla quale è emerso un complesso sistema che prevedeva schede “taroccate” e un gioco online che eludeva i controlli legali. A capo del gruppo, che la Cassazione tuttavia definì non mafioso, il calabrese Nicola Femia, condannato a 16 anni, il quale secondo le indagini avrebbe avuto rapporti con la ‘ndrangheta. Ha fatto luce sugli interessi della criminalità organizzata anche l’inchiesta Gambling nel Reggino, oltre alle operazioni Johnny, Tisifone e Glicine Akeronte condotte contro le ‘ndrine crotonesi. Tra le più attive nel settore la cosca Megna di Papanice, che sarebbe arrivata a spartirsi il mercato illecito del gioco d’azzardo con gli Arena. Un modus operandi simile a quello che la ‘ndrangheta attua nel resto d’Italia, dove è forte la presenza della camorra nel settore: nessuna guerra, ma accordi e “contratti” di spartizione per tutelare gli interessi reciproci. L’ingente flusso di denaro intorno al gioco d’azzardo online emerge anche dalla più recente inchiesta Folgore Blizzard, che ha ricostruito gli interessi di Luigi Masciari, ritenuto uomo di riferimento della ‘ndrangheta al Nord, nel settore che poteva fruttare anche «300-400 mila euro al mese».
Uno strumento fruttuoso non solo come fonte di guadagno, ma anche come “lavatrice” di soldi sporchi, utile al riciclaggio ‘ndranghetista dei capitali illeciti. Sia tramite il gioco “fisico” con slot machine, taroccate o illegali, imposte ai locali, dall’altra il gioco online su siti illeciti. Quest’ultimo in continua crescita con l’evoluzione della tecnologia, con la ‘ndrangheta già ramificata nel dark web e in espansione con le criptovalute. Vittima, in primis, chi nella spirale del gioco d’azzardo si è perso: ma se da una parte i dati sulla ludopatia in Calabria sono in crescita, dall’altra sono ancora deboli le misure per il contrasto e prevenzione. Un “vulnus” a cui la Regione sta cercando di rimediare: negli ultimi anni sono stati investiti oltre 4,5 milioni di euro per il contrasto al gioco d’azzardo patologico, sono stati istituiti servizi terapeutici e si è sviluppata ulteriormente la sinergia con i SerD, i Servizi per le dipendenze promosso dalle Asp. Tra pochi giorni – come detto a marzo dalla presidente della Terza commissione Pasqualina Straface – dovrebbero essere chiesti altri fondi dalla Regione al Ministero della Salute per il contrasto alla ludopatia. Ma sono ancora pochi quelli che, autonomamente, chiedono aiuto: nel Vibonese, tra le province dove si spende di più per il gioco, solo 1 persona risulta in carico per la dipendenza presso i Servizi per le dipendenze presenti nell’Asp su un bacino di circa 150 mila euro. (ma.ru.)
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