La Casa del Padre per noi agnostici e laici è un glorioso mistero difficile da capire se si adotta la categoria del razionale. Un luogo diventato possibile per noi bergogliani che abbiamo trovato una guida e una compagnia in questi anni difficili. Fui facilitato da questo percorso dalla fumata bianca che annunciò che il Papa veniva dalla fine del mondo. Bergoglio vescovo di Buenos Aires, la diocesi della mia famiglia argentina, molto cattolica. Mio fratello Josè mi ha raccontato di una celebre omelia in cattedrale quando i politici locali erano usciti dalla chiesa sullo sferzare di parole per loro insopportabili. Il cardinale Bergoglio che non trattava con il potere dei Kirkner. Nessuna mediazione con coloro che avevano varato una legge che impediva di indagare sui crimini dei generali. I due presidenti erano accusati anche di non combattere la povertà e di aumentare le tasse. Pur se quel cardinale era contrario alle unioni omosessuali, mi sentivo dalla sua parte. Io che sono stato al barrio di Fiorito, il quartiere più povero di Argentina là dove è nato Diego Armando Maradona, conoscevo l’amore dei cartoleros per quel vescovo.
Era imbevuto di peronismo Bergoglio, dottrina politica difficile da comprendere per un europeo, quella visione popolare che tiene assieme figli di descamisados, cattolici e rivoluzionari monteneros. Studiai e consultai i silenzi di Bergoglio sulla dittatura dei generali. Ho verificato il silenzio “utile”, quello che ha consentito di organizzare una centrale di soccorso in favore di chi voleva sfuggire alle persecuzioni e scappare all’estero. Il gesuita argentino aveva costruito un’associazione a compartimenti stagni per salvare 500 persone. Bergoglio era dalla mia parte giusta. Non potevo mai immaginare che nel corso del tempo il mio antico compagno di lotte, Luca Casarini, conosciuto come antagonista autonomo a Padova e con cui ho vissuto le giornate del G8 di Genova, entrasse a far parte del Sinodo di Bergoglio per il suo impegno sulle navi a salvare migranti. Noi che eravamo soli contro la canea che respinge gli ultimi della terra avevamo trovato chi aveva rafforzato il nostro impegno a restare umani. Noi dispersi avevamo trovato Parola ed esempio. Nel 2016 quando le iene della politica e dei giornali davano del criminale a Mimmo Lucano, sindaco di Riace, il Papa scrive una lettera per esprimergli “ammirazione e gratitudine” per quello che era accaduto in quel remoto lembo di Calabria affermando: “le porte della mia casa saranno sempre aperte per lei e per questa nuova rete”.
Il 21 giugno 2014, Mario Bergoglio venne da Papa Francesco in Calabria. I calabresi buoni ci sentivamo abbandonati da Dio e da tutti dopo l’assassinio di Cocò Campolongo, e lui ci venne a dire che la ‘ndrangheta “era l’adorazione del male” e che tutti coloro che vi aderivano erano finalmente scomunicati. I calabresi vogliono essere parlati. Moriva la Chiesa amica della ‘ndrangheta, quella dei don Abbondio, quella che cresimava con le mani sporche di sangue, e che non rifiutava le copiose offerte del Crimine. Moriva la Chiesa affarista di Serra Aiello e nasceva la nuova Chiesa calabrese, quella di monsignor Bregantini e di don Pino nella Piana, quella dei giovani sacerdoti, del mondo scout, delle comunità di base. Lontani finalmente dai vecchi Don impelagati nei diplomi facili e negli imbrogli. I nuovi riferimenti diventavano monsignor Francesco Savino, don Mimmo Battaglia, l’arcivescovo Checchinato. Non più soli sull’autonomia differenziata e contro l’assedio dei mali del mondo abbandonati dalla politica debole. Il popolo calabrese si era riunito a camminare per le strade del mondo. Avevo un Papa da ascoltare e seguire. Francesco che critica i sacerdoti che non battezzano i bambini nati da coppie non sposate e da madri single. Il Papa che cammina con vecchie scarpe senza pantofole di raso, con la sua borsa sdrucita, che va a vivere a Santa Marta, che non indossa anelli e croci preziose. Il Papa che dialoga con Eugenio Scalfari e che le interviste le rilascia a Fabio Fazio e non a Bruno Vespa. Bergoglio colui che ci disse nel Capodanno del 2019: «Meglio vivere da atei che andare in chiesa e odiare gli altri». Io e tanti altri avevamo trovato la Parola. Fu davanti a Lampedusa alla strage di migranti che le certezze si rafforzarono. Su quell’altare costruito su una barca di pescatori vidi il Cristo del Vangelo raccontato da Pasolini; noi che eravamo parte interessata a battere la globalizzazione dell’indifferenza contro la società che aveva dimenticato l’esperienza del piangere abituati a stare su un Mediterraneo grande bara di migranti. Si generavano nuovi processi. Il Papa che in tempi non sospetti segnalava che la terza guerra mondiale a pezzi era già tra noi. E noi che eravamo stati operaisti leggendo Mario Tronti trovavamo nuove convergenze nel testamento del pensatore che ha scritto ex post: «Credere nel possibile, quando tutte le evidenze sembrano dimostrare l’impossibile».
Ho trovato un leader politico in Bergoglio, ma anche spirituale. Ha fatto arrestare arcivescovo pedofili e protettori di preti pedofili, ma non ha sempre giudicato a priori gli omosessuali aprendo una nuova linea di dialogo come con le donne. Sono comparse per suo volere le docce per i senza tetto sotto il colonnato di San Pietro, è andato sotto un ritratto di Che Guevara all’Avana per favorire il riprendere delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti e nell’isola di Castro incontra e abbraccia il patriarca ortodosso Kirill, prega assieme a musulmani ed ebrei. Abbandona e polemizza con il clero americano che lo aveva sostenuto al conclave, le diocesi di Milano e Bologna da sempre governate da Comunione e Liberazione vengono affidate a preti di strada come Matteo Zuppi e Corrado Lojodice. Bisogna scacciare i mercanti dal tempio e fa arrestare e chiudere nel Palazzo della Gendarmeria monsignor Balda dell’Opus Dei, segretario della Commissione, istituita il 28 giugno 2013, che doveva indagare sulle finanze vaticane. Vuole una chiesa povera e disarticola chi con i paramenti specula nel mercato immobiliare e vive in lussuosi appartamenti. Ho letto la sua enciclica “Laudato sì” avanzata riflessione di ecologismo sociale che ha fatto nascere 73 comunità nel mondo. È nata una chiesa cattolica dal volto amazzonico come quella dei gesuiti che avevamo amato nel film “Mission”, un film che avevo visto giovane prima di andare in missione in Centrafrica, là dove il Papa ha aperto la Porta Santa di un Giubileo. Non ha temuto scismi, complotti e dossier Papa Bergoglio.
Durante la pandemia era solo e sperduto come tanti. Eravamo chiusi nelle case sentendo l’odore della primavera e guardando la luna piena di Pasqua con il cuore agitato e la mente ondivaga. Lessi le meditazione sulla via Crucis del Papa molto legate alla condizione dei carcerati.
Il Papa da solo in piazza san Pietro sotto la pioggia che benedice “Urbi et orbi” non è un film di Paolo Sorrentino ma il dialogo intimo e personale di chi trova la speranza. Per questo e altri motivi ho pregato per Papa Francesco ammalato. Perché sono convintamente bergogliano. Ora che l’ho perso in terra gli chiedo di illuminare i miei ragionevoli dubbi dalla Casa del Padre dove egli si trova. (redazione@corrierecal.it)
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