CATANZARO Giuseppe Cuzzola è solo una delle tante vittime che si annoverano in questo 2022. L’operaio 42enne è morto il 10 marzo scorso all’Hitachi di Reggio Calabria schiacciato all’interno di un cassone mentre stava manovrando un braccio meccanico per stoccare rifiuti. La sua storia è simile a quella di Mario Opello, il 53enne rimasto stritolato dal suo trattore il 24 marzo mentre lo stava guidando, dopo una giornata, in un terreno in contrada di Zangarona. E ancora a quella del 9 aprile scorso a Paludi dove a perdere la vita è stato Giovanni Morelli. L’89enne era alla guida del suo mezzo quando si è ribaltato in un terreno agricolo che stava lavorando.
Una lunga scia di sangue che accomuna, spezzandole, tante esistenze. Tutte a delineare che ancora nel 2022 – nell’era dell’innovazione tecnologica, del mercato che cambia rapidamente – qualcosa resta purtroppo ancorato al passato. Al dramma delle morti bianche, incidenti sul lavoro che, leggendo i dati dell’Inail, restano un triste e in qualche modo inesorabile fenomeno difficile da debellare.
Nel 2021, secondo il report dell’Inail, in Italia si sono registrati 1.221 morti, con una media impressionante: 3 decessi al giorno.
E nel 2022 quei numeri sembrano anzi crescere. Nel primo trimestre 2022, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto sono state 194.106, il 50,9% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. Infortuni che per 189 lavoratori sono stati fatali. Anche qui “battendo” il dato del 2021: quattro in più rispetto al primo trimestre dell’anno scorso. Un drammatico trend che in qualche modo interessa anche la Calabria.
Nel corso del 2021 sono state 7.844 le denunce di infortunio nella regione, con una crescita di oltre il 10,3% rispetto all’anno precedente. Seconda regione in Italia per tasso di crescita di incidenti sul lavoro nel corso del 2021. Di questi, 17 si sono rivelati fatali. Qui fortunatamente il dato segna un dimezzamento del numero di decessi confrontandoli a quelli del 2020, quando a morire furono 35 lavoratori.
Ma, sempre leggendo i dati dell’Inail, il 2022 segna ancora una crescita degli infortuni registrati in Calabria. Nel primo trimestre dell’anno (gennaio-marzo) complessivamente i sinistri sul lavoro sono stati 2.704 ben il 56,4% in più del trimestre dell’anno precedente, al di sopra della media nazionale (50,8%). Mentre i morti che si annoverano in questo primo scorcio dell’anno sono stati quattro (nel 2021 furono 6).
Secondo l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, le categorie più colpite sono quelle che lavorano nel settore del Trasporto e Magazzinaggio. Settori che registrano in Italia il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: 20 rispetto ai 7 del primo trimestre del 2021.
Seguono i lavoratori che lavorano nelle Costruzioni (13), nel Commercio, riparazione di autoveicoli e motocicli (10), nell’Attività manifatturiere (7) e nel Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese e Sanità e assistenza sociale (4).
Mentre la fascia di età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella compresa tra i 55 e i 64 anni.
Gli analisti dell’Osservatorio Vega, hanno anche mappato l’Italia a seconda dell’incidenza dei decessi avvenuti durante il lavoro, ogni milione di occupati nella regione. Un indice che consente così agli analisti di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.
Ebbene in questa cartina la Calabria rientra tra quelle zone tinte di giallo, cioè quelle aree del Paese in cui l’incidenza infortunistica è compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale ed il valore medio nazionale.
Ma dietro questi numeri però si celano soprattutto storie e vite spezzate. Storie che non possono e non devono lasciare indifferenti. Maggiormente chi ha responsabilità istituzionali e politiche in un determinato territorio. (r.desanto@corrierecal.it)
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